Come si usa e cosa fare per ridurre il rischio
Come si vede nell'immagine a sinistra, i rivelatori sono dei piccoli dispositivi in plastica che al loro interno contengono il sensore vero e proprio, costituito da una sorta di pellicola fotografica che "memorizza" chimicamente ogni particella alfa che l'attraversa.
Riceverai ogni rivelatore sigillato in una busta di protezione impermeabile ai raggi alfa, quindi fintanto che la busta non viene aperta il sensore non "conterà" le radiazioni.
La confezione con cui riceverai i sensori contiene anche una scheda che dovrai compilare e allegare ai sensori una volta trascorsi i tre mesi. Alla fine dei tre mesi dovrai informarci per concordare il ritiro del materiale da parte del corriere. Conserva le buste e la scatola che potrai riutilizzare per il ritiro.
Per attivare la misura, apri le buste protettive ed estrai i rivelatori.
Fissa i rivelatori alla parete o al supporto che intendi utilizzare.
Se non hai abbastanza sensori per misurare tutti i locali, ovviamente preferisci quelli in cui trascorri più tempo.
Annota sul modulo la posizione di ogni sensore, e la data. Imposta un allarme sul tuo cellulare per ricordarti della scadenza dei 3 mesi.
Dopo 3 mesi recupera i rivelatori e annota sul Modulo la data di fine misura.
Rimetti i rivelatori nelle buste di protezione e richiudi il tutto nel pacchetto, inviaci una email, invieremo il corriere per ritirare il pacchetto.
Il rivelatore deve essere posizionato lontano da porte, finestre e dispositivi di aerazione in genere, possibilmente entro 50 cm dal pavimento. Il rivelatore non deve essere posizionato in zone anguste, come di lato ad un mobile, ma il più possibile esposto.
Il contenitore non deve assolutamente essere aperto ne forato.
La relazione verrà inviata via email.
Come prevenire l’ingresso del radon negli edifici
Nei regolamenti edilizi delle aree con concentrazioni più elevate in futuro saranno inserite indicazioni per la costruzione degli edifici in modo da limitare l’ingresso del radon.
I principali accorgimenti in fase di progettazione riguardano l’isolamento dal terreno, la possibilità di areare il vespaio o le cantine, la sigillatura delle vie di accesso del gas all’interno, rendendo impermeabili i solai, e l’isolamento di fessure e condutture.
Anche la scelta dei materiali da costruzione a basso contenuto di radionuclidi naturali riduce i livelli di concentrazione, anche se i materiali non bastano da soli a determinare livelli molto elevati.
Cosa fare per ridurre la concentrazione di radon: alcune indicazioni generali
Per ridurre la concentrazione di radon in un edificio esistente - quando non è previsto un intervento complessivo di ristrutturazione - è possibile adottare tecniche di mitigazione, che consistono in semplici accorgimenti o interventi finalizzati a ridurre l’ingresso del radon nell’edificio e/o ad aumentare il ricambio dell’aria interna attraverso l’immissione di aria esterna.
Queste tecniche possono essere applicate con sistemi alternativi, da scegliere in base alla concentrazione di radon rilevata, al fattore di riduzione che si vuole ottenere nonché alla fattibilità tecnica ed economica.
Prima di procedere alla scelta, è pertanto necessario acquisire informazioni sull'edifico, i materiali da costruzione, il suolo e l'attacco a terra (vespaio o platea), gli impianti di ventilazione o climatizzazione, le canalizzazioni, l'eventuale presenza di sistemi di drenaggio dell'acqua sotto l'edificio.
Innanzitutto occorre areare di più (aumentare i ricambi d’aria) gli ambienti: questa soluzione è molto semplice, ma non sempre utilizzabile in inverno; inoltre non consente di ridurre la concentrazione quando i livelli sono molto elevati.
La sigillatura delle vie di accesso del radon deve essere sempre realizzata, a prescindere dal tipo di intervento scelto, in quanto contribuisce a ridurre le infiltrazioni del gas all'interno.
Negli edifici dove è presente un vespaio, la soluzione più semplice è aumentare la ventilazione naturale del vespaio, e se ciò non è sufficiente, installare un sistema di ventilazione forzata.
Negli edifici con fondazione a platea, la tecnica più utilizzata è la depressurizzazione del suolo sotto l'edificio mediante l'installazione di un pozzetto radon sotto o vicino all'edificio, collegato ad un impianto di estrazione dell'aria.